mercoledì 26 novembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI (DI ADOZIONE...)
ANDREA SCHIAVI

Avanti un altro; così siamo a tre, e tanti altri arriveranno....
E' il turno di ANDREA SCHIAVI 


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di Bluorobica, Varese e ora Urania Milano; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?

Per avere un Settore Giovanile che possa offrire un percorso tecnico di buon livello, cercando di produrre oltre a ottime persone anche atleti di buona qualità è indispensabile avere una proprietà lungimirante e appassionata che abbia la pazienza di costruire bene dalle fasce più basse. Meglio se a capo del sodalizio ci sono poche persone. Due, massimo tre persone per gestire i vari aspetti. E’ bene stabilire a priori Mission e obiettivi della Società dichiarando a tutti (tesserati, genitori, territorio) cosa si vuole fare. In più ovviamente un territorio di “utenti” significativo per avere un minimo di materiale umano su cui “lavorare”. Palestre sufficienti per fare 3-4 allenamenti settimanali. Un Allenatore responsabile e un Preparatore Fisico che possano tracciare la via e che cerchino di coniugare con sapienza: formazione tecnica, sviluppo fisico e maturazione psicologica. Poi due-tre allenatori (giovani) e un accompagnatore per gruppo che possa dare una mano ad organizzare l’attività. Per ultimo, ma penso che sia la cosa più importante… ci vuole il clima giusto. Collaborativo, rispettoso, gioviale e intrigante. Un clima positivo capace di generare legami solidi e produttivi senza gelosie e invidie. Capisco che non sia poco…      

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo?

Non ci sono surrogati alla motivazione personale e alla voglia individuale di stare in palestra ad allenarsi con attitudine e volontà. Nella mia esperienza ho visto ottimi talenti perdersi perché non avevano voglia di fare fatica… come del resto ho visto ragazzi “normali” farsi un bel mazzo tutti i giorni in palestra a diventare giocatori di ottimo livello. Chi non si allena (vive) al 100% è già tagliato fuori a prescindere. Il problema vero nasce quando hai una squadra (o magari la maggior parte di essa) che non vuole fare fatica. Li iniziano i problemi e ci vuole pazienza e tempo per cercare di tirare fuori il meglio da ognuno. Nel recente passato ho allenato squadre con tanti ragazzi di buona qualità senza una cultura del lavoro e con attitudini sbagliate. E’ stato veramente difficile entrare nell’intimo di ognuno per motivarli a impegnarsi. Si può fare qualcosa ma la miccia parte sempre dalle motivazioni personali e da dentro se stessi. Se non c’è una vera e profonda passione nel vivere il basket, meglio lasciar perdere. Non tutti diventeranno dei giocatori di serie A, B, C… ma tutti dovrebbero arrivare al massimo del proprio potenziale, anche se per qualcuno significa giocare in serie D, o magari iniziare la carriera di allenatore.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?

I fattori che determinano il piano di allenamento sono: giorno delle settimana (rispetto alla partita) e numero dei giocatori presenti. Nei giorni più lontano alla partita si corre molto di più rispetto al giorno pre-gara. Ogni allenamento dovrebbe avere massimo un idea tecnica-tattico e partendo dal semplice si dovrebbe arrivare a situazione più complesse, proponendo una attività che possa essere motivante. Personalmente cerco di fare esercizi non sempre uguali, ma non sempre diversi; non a scadenza (cronometro) ma da concludere quando serve; utili all’allenatore per far sperimentare i concetti; ma soprattutto utili ai giocatori per applicazione e sviluppo della tematica; si possono commettere errori e la correzione avviene attraverso domande non calando la sapienza dall’alto. I fondamentali che alleno di più sono il tiro e il passaggio… anche se nel passato ho allenato (sbagliando) per ore e ore i cambi di mano e il palleggio. A livello Under 13 devi capire già autonomamente se conviene passare a destra o a sinistra o se devi tirare, passare o palleggiare. Se impari a 13 anni non sbagli più… se non t’insegnano a quell’età, imparare a 16-17 è un grande problema.  


 4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?

Il dirigente perfetto è quello che ti da un compito a settembre e che a giugno ti dice se hai fatto bene o male. Pur avendo un dialogo costante durante l’anno è giusto che l’allenatore (che è l’unico che vede tutti i giorni i ragazzi in palestra) abbia la possibilità di percorrere le strada che vuole e che preferisce per arrivare all’obiettivo prefissato. Quando c’è troppa ingerenza le cose non funzionano. Il rapporto con i genitori invece con il passare degli anni l’ho profondamente modificato. Negli ultimi anni ho cercato sempre di più il dialogo costruttivo per il bene dei ragazzi. Capire le esigenze delle famiglie è importante. Definire ad inizio anno obiettivi e strategie con i genitori risolve già diversi problemi. Ancora di più oggi giorno, dove i genitori sono sempre più presenti e partecipi dell’attività dei propri figli. Ah un consiglio, occhio alle mamme avvocato.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?

A livello alto penso che il cambio di una classe dirigente che ha fatto il proprio tempo penso sia dovuto. Sul discorso del prodotto dei settori giovanili in Italia non penso che siamo messi così male e negli ultimi anni gli ottimi risultati delle nazionali giovanili sono li a dimostrarlo. A livello locale penso che Bergamo (che da ormai dodici anni è diventata la mia città) rappresenti ancora di più una splendida oasi felice. C’è ancora grande fermento e il moto perpetuo che si è creato sulla scia della splendida storia sportiva di Bluorobica, con la nascita di poli alternativi e altrettanto validi, rappresenti un valore aggiunto per una città che nel panorama italiano fino a 15 anni fa effettivamente non esisteva. L’unico rammarico personale (già dichiarato apertamente più volte) è solo quello di non aver visto concretizzare tutti gli sforzi fatti con una prima squadra della provincia figlia del progetto per i giovani nato anni fa. Mi sarebbe piaciuto vedere a Treviglio un quintetto con i ragazzi di Bergamo cresciuti nelle giovanili. Poi però se penso che grazie al lavoro di Raffaele Martini e di altri miei ex collaboratori adesso i molti ragazzi di Bergamo (Flaccadori, Savoldelli per partire dai più giovani ma Planezio, Marulli, Gotti, Tomasini, Carnovali; Tedoldi, Mazzucchelli, Azzola, Spatti, Franzosi… e tanti altri, giocano in Serie A, Legadue, DNB… e si stanno divertendo a giocare la loro passione con il nostro marchio di fabbrica della gioia di giocare che abbiamo sempre cercato di trasmettere, il mio cuore si rasserena ugualmente e me ne faccio una ragione. Chissà magari un giorno nel futuro… 

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?

Mi sembra che Bergamo non si faccia mancare nulla e che la strada sia quella giusta. Certo è importante continuare a trovare le risorse per non perdere tutto il lavoro fatto e per non perdere neppure il grande bacino di utenza che il Minibasket di Bergamo rappresenta. Per incrementare la crescita basterebbero due palestre in più. Anche a Bergamo, come a Milano del resto, gli enti locali fanno troppo poco per i giovani e le tante palestre scolastiche, troppo piccole e non idonee per fare attività sportiva di buon livello sono il più grande scempio dei nostri tempi.   


 7 - che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?

Negli ultimi anni il percorso formativo dei corsi allenatori si è allungato molto e ha anche un grado di difficoltà maggiore rispetto al passato. Ai giovani aspiranti allenatori posso consigliare vivamente di evitare di pensare di poter vivere facendo “solo” l’allenatore. Sono pochi i fortunati che lo possono fare e soprattutto l’incertezza regna sovrana a tutti i livelli. Detto questo è importante andare a vedere gli allenatori più esperti, soprattutto quelli che allenano le giovanili, magari offrendosi di fare gli assistenti allenatori per imparare. Lo stage in palestra vedendo tutti i giorni il lavoro sul campo, la costruzione di una squadra e il relativo miglioramento individuale dei è una esperienza indispensabile per chi poi vuole proporsi a quel livello.    

8 - A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori?

Pur essendo ormai cittadino di Bergamo a tutti gli effetti da ormai un po’ di anni non penso di conoscere così bene la realtà orobica per esprimere giudizi netti sull’argomento. Quello che ho visto nel passato e che continuo a vedere e che si è formato un buon gruppetto di giovani (e meno giovani) allenatori che ha qualità, competenza e grande passione. La cosa non riguarda solo i settori giovanili che fanno eccellenza, ma penso alle molte realtà (più piccole) che hanno ottimi allenatori che sanno insegnare il gioco del basket. I risultati delle giovanili di Bergamo (a tutti i livelli) sono li a dimostrare che la qualità dell’insegnamento si è alzata davvero tanto rispetto a 10-15 anni fa.  

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello giovanile?

Il Basket prima di tutto è passione. Chi ha dentro di se la passione sa di che cosa sto parlando. Difficile capire per gli altri. Vado in palestra con l’idea che possa servire dare l’esempio per rendere delle giovani persone migliori. Solo a pensare che un ragazzino su dieci può avere bisogno di me per migliorarsi sarebbe già sufficiente per compiere lo sforzo. In più in maniera più egoistica, vado in palestra perché rimanere a contatto con i giovani è una grande linfa vitale che dopo 30 anni di attività ha sempre lo stesso vigore e la stessa importanza.