martedì 2 dicembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI
NAZARENO LOMBARDI

E' il momento di un altro allenatore bergamasco, che da sempre lavora nel settore giovanile femminile: 
NAZARENO LOMBARDI 


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di diverse società; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?
Costruire un buon settore giovanile deve essere un obiettivo imprescindibile per chi lo vuole raggiungere. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra qualità del lavoro e ricerca dei numeri. Da allenatore ritengo che sia fondamentale ricerca di qualità in primis proprio nella parte tecnica del settore giovanile. Qualcuno che abbia voglia di sviluppare le proprie capacità e crescere insieme ad altri ed allo stesso tempo che sia disposto a perseguire la crescita dei gruppi e del progetto stesso.
Personalmente ritengo sia fondamentale, indipendentemente dall'età delle ragazze (o dei ragazzi) lavorare per obiettivi e non per risultati. Ovviamente è importante creare anche l'agonismo per cui si voglia ricercare la vittoria, ma più importante ancora è creare mentalità nel modo di lavorare nel modo di stare in palestra, nell'investire al meglio quelle ore di allenamento per il miglioramento individuale e di squadra. In questo modo le giocatrici arrivano a fine del loro percorso pronte per entrare nel mondo "senior" perché sanno come si sta in palestra e sono sempre pronte nel cercare di migliorarsi. Ultimo, ma sicuramente non meno importante, è l'aspetto del tempo che si può passare in palestra. Questo ad esempio nel femminile è il più grande limite. Poco spazio per allenarsi con continuità, così è difficile fare il salto di qualità. In questi anni ho avuto la fortuna di incontrare e confrontarmi con diversi allenatori e giocatrici provenienti da grandi scuole europee e non solo e restereste a bocca aperta nel sapere quanto si allenano ragazzi e ragazze fin dai primi anni di gioco. Questo anche a causa di fattori come la scuola e l'istruzione. In Italia sì dà poca importanza allo sport rispetto a tanti Stati esteri che consideriamo ormai grandi scuole di sport!
  
2 - Come riesci a far capire alle tue ragazze l'importanza di allenarsi sempre al 100%? che metodi usi per centrare questo obiettivo?
In palestra l'obiettivo principale che mi pongo è che le giocatrici siano Consapevoli di cosa stanno facendo. Sia da un punto di vista tecnico, sia da un punto di vista umano. Imparare ad allenarsi è sicuramente frutto di una conoscenza che nei primi anni non è semplice ed a dir la verità per alcune è difficile anche in età senior. Per creare questo cerco di ricreare il più possibile situazioni di partita ed usare meno esercizi. L'importante per me è che loro si creino un bagaglio di esperienze vissute sul campo che poi potranno andare a ripescare nei momenti agonistici o quando giocheranno in realtà senior. Per fare questo ritengo sia poco utile da allenatore arroccarsi su pochi aspetti che magari sappiamo dare sicurezze alle giocatrici, ritengo nettamente migliore variare la proposta che si fa e, sempre ricreando situazioni di gioco (non amo ad esempio troppi esercizi a secco) creare delle difficoltà alle giocatrici che devono trovare soluzioni in modo autonomo. Questo peraltro è un metodo che negli anni mi ha permesso di crescere personalmente molto. Ho incontrato giocatrici di età diverse che hanno risolto situazioni che proponevo in modo originale o diverso dal comune, o più semplicemente con metodi che io non conoscevo. Questo mi ha fatto capire che noi allenatori possiamo davvero imparare molto stando in quel rettangolo magnifico.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti  giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?
Per quanto riguarda la A2 che alleno quest'anno dopo un primo periodo di preparazione nel quale ho cercato di costruire le prime situazioni e dare un'impronta alla squadra che era notevolmente cambiata dall'anno passo, ora sia in pieno campionato. Affrontiamo la settimana anche in base alla partita che ci aspetta. Solitamente facciamo un lavoro individuale il primo giorno di allenamento della settimana (fisico e tecnico), seguito da un lavoro atletico svolto dalla nostra preparatrice Betty Lucchini. Chiudiamo con un'ora di basket che varia anche in base alle condizioni in quel momento del gruppo. Si può lavorare su tecnica e fondamentali come anche su sovrannumeri e collaborazioni. Il secondo giorno è l'unico allenamento che svolgiamo sul nostro campo da gioco (campionato ad Alzano ma resto degli allenamenti ad Albino) lo sfruttiamo quindi il più possibile per giocare le nostre situazioni sia offensive che difensive e per fare sicuramente tiro. L'allenamento prima della partita abbiamo una sessione video con riunione seguita poi dall'allenamento per preparare la partita.
Per quanto riguarda la selezione giovanile del Centro Tecnico Federale Lombardia gli allenamenti seguono una cadenza di 3 settimane, come su indicazione del Settore Squadre Nazionali Femminile. Scelgo un paio di aspetti da sviluppare e svolgiamo due allenamenti "per moduli" e un allenamento "lineare". Nei due allenamenti "per moduli" cerchiamo di sviluppare situazioni in cui sfruttare determinati fondamentali prestando attenzione alle individualità e cercando di migliorare le singole ragazze. Nell'allenamento "lineare" verifichiamo il lavoro svolto, sviluppiamo le collaborazioni tra giocatrici. L'obiettivo è sempre e comunque solo uno, creare giocatrici consapevoli e soprattutto PENSANTI alle quali dobbiamo cercare di dare i mezza per sviluppare al meglio ciò che trovano di fronte.


4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?
Il rapporto allenatori - dirigenti sinceramente è sempre andato benissimo, ho avuto in passato situazioni diciamo così di discussione, ma sempre risolte chiarendosi. Sono un fedelissimo del rispetto dei ruoli. Difficilmente accetto che qualcuno che non faccia parte dello staff tecnico metta bocca su aspetti tecnici, allo stesso modo ammetto di non capire niente di aspetti dirigenziali, motivo per cui me ne astengo molto volentieri. Con il gruppo della Fassi Edelweiss Albino e del Progetto Ororosa questo è sempre andato benissimo. Lo staff dirigenziale ha sempre riposto molta fiducia in me e io ne ripongo altrettanta nel loro lavoro, che svolgono con passione infinità e tanta buona volontà. 
Per quanto riguarda l'aspetto del rapporto con i genitori, beh sinceramente proprio perché credo in quanto dicevo prima cerco di avere un rapporto diretto con le giocatrici che devono imparare ad essere autonome anche in queste cose. Ovvio che sono sempre disponibile a un confronto o chiarimento. Ribadisco che mi piace il rispetto dei ruoli e sinceramente non ho mai avuto problemi con genitori.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?

La situazione del basket italiano non è delle più felici perché la situazioni in generale dello sport in Italia non lo è. Personalmente nella bergamasca mi sembra che ci siano tante persone che hanno voglia di buttare tanto del loro tempo e delle loro risorse in questo sport, sia nel femminile che nel maschile. Il problema è capire che le possibilità sono limitate nell'elevare la qualità del lavoro per tante componenti diverse. Abbiamo strutture al limite dell'imbarazzante, pochi spazi e che vanno giustamente condivisi con tutte le attività. In più siamo in un contesto assolutamente eterogeneo, passiamo da chi fa attività solo per far divertire e chi invece va alla ricerca assoluta dei risultati senza accettare errori. Questo lo posso capire per un livello senior, solo se vicino al professionismo, ma non credo sia possibile in realtà giovanili. Ormai sono davvero poche le realtà che crescono giocatrici o giocatori in casa propria che arrivano poi ad essere l'ossatura della propria prima squadra.
Prendiamo atto delle problematiche che ci sono, non nascondiamoci dietro alibi. Impariamo a guardare ai migliori e puntiamo a migliorare noi stessi. La qualità e la quantità devono aumentare di pari passo, arroccarsi dietro ad un "noi siamo i più bravi gli altri capiscono poco" funziona poco.

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?
Non è semplice per me questa domanda, perché negli ultimi anni ho sempre seguito di più la pallacanestro femminile, ma mi butto lo stesso. In generale vedo entusiasmo,  vedo tante realtà con potenziale, vedo persone che cercano nuove vie con progetti di fusione, gemellaggi e chi più ne ha più ne metta. Mi piace che ci siano persone disposte a cercare di fare qualcosa che scuota il movimento. La cosa che allo stesso tempo ritengo fondamentale è, riprendendo quello che dicevo prima, lavorare per Obiettivi e non per risultati. I progetti hanno bisogno di tempo, di fiducia e di tanta autocritica. Mi piacciono le parole che hai usato nella domanda, "qualità di crescita", la crescita deve sicuramente essere a livello di numeri, da numeri maggiori si trova anche qualità maggiore, e deve essere una crescita come dici giustamente tu di "qualità". Significa qualità in tutte le componenti. Giocatori, allenatori, dirigenti, genitori e perfino spettatori. Lavorare in modo entusiastico, qualunque sia il proprio ruolo e cercare sempre di migliorarsi anche nelle cose piccole fa la differenza più di tanti risultati roboanti al momento.

 

7 - Che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?
La cosa più scontata che mi viene in mente è che bisogna sempre essere disposti ad imparare. Lo dicono tutti, ma poi quanti sono davvero disposti a farlo? quanti seguono i corsi allenatori pensando che qualcosa possono portare a casa e quanti invece pensano solo che "io faccio sicuramente meglio di così" e puntano solo ai tanti agognati punti PAO? Fare l'allenatore non è semplice, c'è scarsa sicurezza di riuscire e tanta precarietà. Chi vuole fare l'allenatore lo fa perché insegue una passione e allora il mio consiglio non può che essere uno, fatelo con entusiasmo, mettetevi in gioco ogni giorno prima come persone e poi come allenatori, non cercate alibi e non arroccatevi su sicurezze che tali non sono. In tanti anni ho visto allenatori bravissimi, alcuni di livello davvero assoluto, ed una delle caratteristiche che ho sempre ritrovato in loro era l'umiltà, umiltà di imparare, umiltà di essere coscienti che in giro ce ne sono tanti più bravi, ma soprattutto avevano tutti un entusiasmo incredibile.
Nelle ultime due stagioni ho avuto la fortuna di organizzare con il Centro Tecnico Federale due allenamenti con il Luca Banchi, capo allenatore dell'Armani Jeans. Abbiamo assistito ai loro allenamenti e subito dopo lui ha svolto allenamento con le ragazzine di 13 anni del Centro. Vi assicuro che vederlo urlare dietro a Moss, Gentile e compagnia bella e cinque minuti dopo correre per il campo come un ragazzino dietro a delle bimbe di 13 anni fa riflettere davvero. Questo è solo un esempio che ho avuto la fortuna di avere. Perché allenare? perché è un'investimento su voi stessi e una grande opportunità per migliorarvi.

8 -  A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori? 
Penso ci siano tante persone che hanno voglia entusiasmo e si mettono in gioco per una passione. A livello qualitativo forse ci servirebbe la possibilità di vedere all'opera di più allenatori di qualità assoluta senza star a pensare che loro fanno così solo perché hanno giocatori o giocatrici forti. Sarebbero occasioni di miglioramento incredibile.

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello senior o giovanile?
La motivazione è il basket. Mi piace stare in palestra, adoro gli allenamenti e il clima della partita e mi piace l'idea di potermi confrontare sempre con qualcuno che può insegnarmi qualcosa. Spero di non aver detto troppe banalità in questa intervista. Vi ringrazio per aver pensato e ma e vi saluto sperando di incontrarvi sui campi!